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Gli eroi della Roja

A por Ellos - Pepe Caldelas, Pedro Delgado

La Spagna va in semifinale ai Mondiali dopo cinquant’anni ed in terra iberica è gran festa.
D’altronde questa generazione di fenomeni calcistici (Torres, Villa, Fabregas, Iniesta, etc.) ha già regalato un titolo europeo storico agli spagnoli e le premesse per la consacrazione planetaria ci sono tutte.

In occasione dei Mondiali, è stato pubblicato in Spagna perfino un fumetto, A por Ellos,  in cui i “migliori giocatori del mondo” – le mitografie non hanno il senso della misura – vengono convocati su un altro pianeta, per salvare la Terra, giocandosela a pallone con gli alieni.

L’albo scritto da Pepe Caldelas e illustrato, con stile cartoonesco, da Pedro Delgado è pubblicato in Spagna da Panini comics, l’editore europeo della Marvel (Spiderman, X-Men, etc.). Tutta la narrazione rimanda all’universo supereroistico, lo stesso plot è una citazione/adattamento del celebre ciclo delle Guerre Segrete, con cui la Marvel riscrisse il suo universo di eroi alla metà degli anni Ottanta.

E’ chiaro l’intento di strizzare l’occhio, in termini di consumo sportivo, al pubblico teen che da sempre è la forza del fumetto di supereroi americani, come aveva già fatto la campagna dell’Adidas, dedicata a Torres & soci.

E se, nelle cronache mondiali, l’infallibile attaccante David Villa diventa a suon di goal “Villamaravilla” (Villa il meraviglioso), il soprannome sembra, ormai, davvero quello di un membro aggiunto dei Vendicatori o degli X-Men.

M.D. anche per I Mondiali come non li avete mai letti

Cry for you Argentina

Ieri, per le strade di Buenos Aires, avevano addirittura fatto caroselli, per celebrare la sconfitta del Brasile, il vicino calcistico più odiato, nonché un accreditato rivale per la vittoria finale. Perché gli Argentini ci credevano davvero  di poterlo vincere questo mondiale.  La stampa internazionale e quella di casa li davano ormai per favoriti assoluti, dopo quattro vittorie e lo show contro il Messico negli ottavi.

Persino il CT Maradona, arrivato in SudAfrica tra dubbi e critiche per via di una stentata qualificazione, improvvisamente era tornato per tutti El Diego, mito assoluto dell’argentinità alla pari con Carlos Gardel ed Evita. Le sue debolezze tattiche sembravano riscattate dal carisma. Un laico Padre Pio in doppio petto, ma con il rosario in pugno, capace di infondere nella selecion serenità e allegria. Higuain segnava a ripetizione, Teves girava a mille,  e la difesa, nonostante l’assenza di un pezzo da novanta come Samuel, teneva.

E poi c’era quello  “zero” nel tabellino del giocatore più importante, quel Lionel Messi che Maradona e il mondo intero hanno già designato erede del pibe de oro. Invece che un limite, l’attesa “messi(anica)” del primo goal di Lionel, faceva sperare tutti per il meglio. Quando anche Messi giocherà ai suoi livelli, si diceva, l’Argentina diventerà ancora più forte.

Ma poi si arriva in campo e la musica, già al secondo minuto, è un’altra.  Tra campioncini trovati per strada (Muller e Ozil) e vecchie glorie ritrovate a Villen Arzillen (Klose e Podoslki), la premiata panzeria di Joaquin Low travolge ogni velleità offensiva argentina.

La palla Messi e i suoi la tengono fra i piedi, ma senza combinarci molto, per loro demeriti, ma anche per i meriti dell’avversario: ordinato, veloce, ficcante. Alla fine il punteggio di 4 a zero suona spietato ma sincero. All’Argentina restano i rimpianti per quello che avrebbe potuto essere e non è stato, come accade in certe storie d’amore infelici raccontate nei tango.

M.D.

Il coraggio di un re guerriero

Il coraggio non è una cosa che s’impara. O ce l’hai o nessuno te lo può dare.
Asamoah Gyan, attaccante ghanese, ieri sera, ha dimostrato di averne di coraggio e tanto.
Al minuto  115 dell’infinita sfida con l’Uruguay, quando il suo alter ego uruguagio Luis Suarez, per evitare un goal certo, respinge un pallone con le mani  sulla linea di porta, l’arbitro assegna al Ghana un rigore decisivo.

A presentarsi sul dischetto, è lui Asamoah Gyan  che ha segnato  già in due occasioni su rigore ai Mondiali,  contro Serbia e Australia.
Asamoah sistema il pallone sul dischetto, chissà quanto diventa pesante, in quel singolo istante, il leggero Jabulani. Si porta appresso le  speranze di un intero continente. Nessuna squadra africana è mai giunta prima in seminifinale ed, ora, solo undici metri separano il Ghana e l’Africa tutta da quel sogno.

Asamoah può essere l’eroe della giornata, come lo è già stato qualche giorno fa negli ottavi, firmando il gol della vittoria contro gli Stati Uniti, ancora nei supplementari. Asamoah può diventare un simbolo per il suo paese, il primo dell’Africa intera a raggiungere l’indipendenza politica, cinquant’anni fa.  Ora può arrivare l’indipendenza calcistica: essere fra le prime quattro squadre al mondo.  Magari, poi ci faranno anche un film a Hollywood, come accaduto per la nazionale sudfricana di rugby.

Gyan prende la rincorsa e calcia. Un pallone scagliato con forza, con tutto quello che ha dentro,  ma un pallone impreciso, tirato alto, nel mezzo, che si infrange sulla traversa e finisce fuori. Asamoah è incredulo: non riesce a capacitarsi di aver sbagliato.

Intanto non c’è più spazio per giocare, si va alla cinica lotteria e il Ghana è il primo a dovere tornare dagli undici metri per un rito feroce, che pochi istanti prima è stato promessa di gioia e, poi, amara delusione. Chi s’incarica di un tiro tanto delicato, dopo quanto avvenuto? E’ lui, ancora lui, incredibilmente, Asamoah Gyan, il coraggioso.  E stavolta non sbaglia, ma non se la sente nemmeno di esultare. E’ come se sentisse che il destino l’ha sfiorato e lui non è riuscito ad afferrarlo.

Sono nell’aria gli errori di Mensah e Adiyiah che arrivano puntuali. In seminfinale ci va l’Uruguay. Asamoah si dispera e piange, come i suoi fratelli del Ghana, espressione che nella loro lingua vuol dire “re guerriero”.  Loro lo sono stati, ieri sera, regali guerrieri senza corona mondiale. Perché il coraggio, purtroppo, a volte non basta.

M.D.

Un po’ freddini questi olandesi

Hanno eliminato il Brasile, spiegatelo a giornalisti e titolisti:

Se dopo il primo gol olandese avevamo ancora qualche dubbio,

L’espulsione di Melo per aver passeggiato su Robben spazza via qualsiasi incertezza: è il Mondiale della Juve.

L’arbitro giapponese che corre con in mano il cartellino rosso, sta per alzarlo, si accorge di aver sbagliato, cerca il giallo, e intanto se la ride, non ha prezzo.

Stekelenburg è un grande portiere.

Tutto sommato, un quarto di finale che vale almeno quanto una semifinale.

p.s. e comunque, nulla di cui stupirsi per il risultato.

Olanda-Brasile è anche la sfida delle maglie ecosostenibili

post tratto interamente da GliItaliani:

Olanda-Brasile non e’ solo uno dei quarti di finale del Mondiale, ma anche la sfida dell’ ecosostenibilità. Si affrontano infatti due Nazionali che hanno in comune lo sponsor tecnico, la Nike, e quindi anche le maglie che per Sudafrica 2010 sono state prodotte, nei rispettivi colori, con materiale che e’ appunto ecocompatibile.
Le casacche della Selecao e dell’Arancia Meccanica – che fra l’altro nella versione ‘replica’ hanno ottenuto ottimi risultati in fatto di vendite nel negozio monomarca a Nelson Mandela Square – sono fatte di poliestere riciclato di 13 milioni di bottiglie di plastica altrimenti destinate alla discarica.
Quando nel febbraio scorso vennero presentate a Londra, all’evento presenziarono campioni del calibro di Cristiano Ronaldo e Pato (poi non convocato da Dunga). Più originale il modo scelto da Robinho, altro ‘testimonial’ Nike, per presentare la seconda maglia del Brasile, quella azzurra con ‘i pallini’ finora mai utilizzata al Mondiale: l’ha indossata al sambodromo durante le sfilate del Carnevale.
Ciascuna maglia, sia olandese che brasiliana (ma anche quelle di Australia, Nuova Zelanda, Usa, Slovenia, Portogallo e Serbia), e’ prodotta grazie all’utilizzo di otto bottiglie d’acqua di plastica.
Complessivamente, sono state riutilizzate 13 milioni di bottiglie d’acqua di plastica in poliestere riciclato al 100%, pari a circa 254 tonnellate di rifiuti altrimenti destinati alla discarica, sufficienti a coprire piu’ di 29 campi da calcio. Se messi in file coprirebbero oltre 3.000 chilometri, ovvero circa l’intera costa del Sud Africa.
Nike ha utilizzato bottiglie di plastica, prelevate da discariche giapponesi e taiwanesi, che sono state fuse insieme per produrre filati che a loro volta sono stati convertiti in tessuto. Questo processo permette di risparmiare materie prime e di ridurre il consumo di energia fino al 30% rispetto alla produzione con poliestere vergine.
Nella versione originale la maglia del Brasile ha lo stemma stampato e non ricamato, perche’ cosi’ hanno voluto i giocatori per evitare ‘fastidi’ sulla pelle. Sui lati delle maglie ci sono ‘bolle’ speciali che servono a facilitare la traspirazione.
Anche questo puo’ servire per vincere il titolo mondiale.

Brasile – Olanda, tutto pronto

Sì, ok, non aspettiamoci la partita più spettacolare della storia, perché potremmo rimanere delusi. Brasile e Olanda sono squadre ordinate e, non a caso, possono contare sulle due difese meno battute del mondiale.

Senza voler esagerare, la partita di questo pomeriggio è una mezza finale. Insieme all’Argentina (a Messi?) sono le squadre che hanno mostrato in campo tutto il loro valore, anche con una certa continuità (a differenza della Germania, ad esempio).

Dunga, uno che difficilmente rilascia proclami e frasi ad effetto, questa volta – un minimo – si è  sbilanciato:

Dobbiamo giocare per vincere, in attacco, mi aspetto una grande partita. Sarà una gara tecnica, che entrambe le squadre giocheranno in maniera offensiva.

Doveroso aggiungere che Felipe Melo, assente agli ottavi, sarà questa volta schierato titolare dal c.t. brasiliano. Perché un conto sono le parole, un conto il campo. Per il resto, non dovrebbero esserci sorprese: difesa “italiana” più Bastos sulla sinistra, Gilberto Silva, Melo e Dani Alves a centrocampo, Robinho, Kakà e O’ Fabuloso davanti.

Credete in noi, perchè noi ci crediamo.

E’ stato, invece, lo slogan di Van Marwijk durante la conferenza stampa. Va detto che tanti di noi ci credevano già: sicuri che anche loro ci credano? Per il c.t. olandese un unico dubbio, che risponde al nome di Rafael Van der Vaart. Sembra che invece Robben abbia recuperato e che quindi sarà della partita sin dal primo minuto.

Questa sera Ghana – Uruguay, di cui scrivemmo qui.

Forse sarebbe meglio Byron Moreno

Sarà l’inglese Howard Webb a dirigere la sfida tra Uruguay e Ghana, valida per i quarti di finale di Coppa del Mondo. Webb ha già arbitrato Italia-Slovacchia, Spagna-Svizzera e Cile-Brasile, meritandosi di continuare la sua avventura sudafricana.

Il giornale uruguaiano Ovaciondigital, però, non si limita a ciò:

pero su nacionalidad levanta sospechas, después de que Inglaterra haya sido perjudicada por un error de la terna liderada por Jorge Larrionda en su eliminación frente a Alemania.

Larrionda è il responsabile della clamorosa svista in Germania – Inghilterra (terminata 4 a 1 per i tedeschi), non avendo convalidato a Frank Lampard la rete del 2 a 2. E Larrionda è uruguaiano.

Su Facebook, i tifosi sudamericani puntano il dito direttamente verso Blatter:

Effettivamente, si poteva essere un pochino più accorti.

S.C.

E così arrivarono i quarti

Tabellone dei quarti delineato, e la nostra ipotesi di sorpasso americano regge ancora: 4/8 squadre americane (sudamericane, per la precisione), 3 europee e una africana. Tornano a casa le due asiatiche (Corea del Sud e Giappone).

Per quanto mostrato in campo, la Spagna dovrebbe averla vinta facilmente sul Paraguay che, anche ieri col Giappone, ha evidenziato grossi limiti nella costruzione del gioco. L’unica strada percorribile, per i sudamericani – che per la prima volta approdano ai quarti -, è quella già battuta contro l’Italia: massima attenzione in fase difensiva, tutte le speranze sui calci piazzati. Ciò che si prospetta è il contrario di quella che si definisce “una partita a viso aperto”. La Spagna, nonostante Fernando Torres abbia deluso ancora, è quella che ci ricordiamo dall’Europeo. E David Villa ha portato argomenti sufficienti per non far rimpiangere El Nino.

L’Uruguay è una squadra solida dietro e con un reparto offensivo in forma smagliante: Forlan e Suarez (e Cavani) formano un coppia temibile, dotata tecnicamente, rapida e, soprattutto, affiatata. Il Ghana ha dalla sua una prestanza fisica invidiabile, una buona organizzazione di gioco (quando è in giornata) e Asamoah Gyan, ex Udinese, che si sta confermando attaccante di livello. I talentini, sono invece un problema: Jonathan Mensah (nella foto) è squalificato, e Boateng ha riportato un infortunio ad una coscia che lo lascia in dubbio. Il Ghana gioca portando sulle spalle il peso di un intero continente – gli africani sono molto più africani di quanto noi siamo europei -, e il sogno di giungere alle semifinale, cosa mai successa prima.