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La festa e le lacrime

Jong Tae-Se, attaccante della Corea del Nord, durante l’esecuzione del suo inno nazionale prima di Corea del Nord – Brasile, è scoppiato in lacrime:

Ora c’è solo da capire se le lacrime sono state dettate da un incredibile concentrato di emozioni (la Corea del Nord non approdava alla fase finale del Mondiale dal 1966) o dal pensiero di essere libero, prima di dover tornare alla dittatura di Kim Jong-il.

Gli eredi del dentista Pak

Si sa poco di loro, si allenano sempre a porte chiuse. A porte chiuse, come vive il loro paese, separato dal mondo.

Il regime li ha mandati qui per glorificare la grandezza sportiva della nazione.  Quella nazione che, mentre a livello politico non accetta ingerenze dal mondo libero, a livello sportivo chiede di confrontarsi con gli altri, per testimoniare la sua esistenza.

Questa è la squadra della Corea del Nord, un Davide calcistico che non suscita la simpatia di nessuno, perché rappresenta uno dei peggiori Golia dittatoriali  del pianeta, con un palmares di barbarie che Amnesty International denuncia costantemente.

Dall’altra parte del campo c’è il grande Brasile, pentacampeon du mundo, hystoria y delicia de los aficicionados de fùtbol, il dribbling come filosofia di vita, la fantasia come religione. Sulla carta, non dovrebbe esserci partita.

Invece  quando arbitro fischia, per dirla alla Boskov, scopri che questi ignavi coreani hanno piedi da fabbri, ma muscoli e grinta d’acciaio. Sembrano animati dalla stessa ferrea capacità di applicarsi tatticamente dei (per loro odiosi) cugini della Corea del Sud.   L’autarchia e il pressing fanno miracoli e, per 50 minuti buoni, i volenterosi atleti della Repubblica (si fa per dire) Democratica (idem) Popolare di Corea tengono a bada una Selecao mai convincente, troppo compassata e lenta.

Ce n’è perché sulla panchina del tecnico Kim Jong-Hun, s’inizi a sognare il risultato storico.  Un punto con il Brasile rievocherebbe, per i nord coreani,  l’impresa leggendaria dei Mondiali, quelli del’66, la regina d’Inghilterra era Pelè e il dentista onorario Pak Doo-Ik ci dava lezioni di calcio.

La doccia fredda arriva al 55′, dalla destra, insieme al tiro cross di Maicon. Il portiere coreano si lascia sorprendere sul primo palo. Un quarto d’ora dopo, il Brasile raddoppia con Elano, ma fa ancora in tempo a beccarsi, negli ultimi minuti, il goal storico da parte degli indomabili coreani.

Non sono fenomeni, ma viene da chiedersi quanto potrebbe fare questa squadra, se ai  suoi giocatori venisse data la possibilità di confrontarsi più spesso con il resto del mondo. Jong Tae-se, una delle “star” del gruppo ,  ammetteva candidamente prima dell’inizio del match:

Kakà, Cristiano Ronaldo, finora li abbiamo visti solo in televisione ma finalmente ci ritroveremo faccia a faccia sul campo di gioco e non vediamo l’ora.

M.D.