Mettere la parola fine

Doveva arrivare la fine dei Mondiali e la fine di questo blog. Lo avevamo detto sin dall’inizio, ma l’eterno dilemma di quando finisce un amore si è rinnovato: taglio netto, sì, ma come?

Sono passate quarantotto ore dalla finale, e ho letto alcuni articoli di qualche giornalista (vero, mica come noi… si scherza, eh) che si chiede cosa ci è rimasto di questo Mondiale? Io la risposta ce l’ho prontissima, e quasi speravo che qualcuno mi facesse la domanda. A me è rimasto I mondiali come non li avete mai letti, un’esperienza che non dimenticherò, per quanto mi sono divertito, e per quanto mi è piaciuto vedere messi assiemi così tanti contributi (centoventidue post), che dalla leggerezza della descrizione di un tunnel durante un torello in allenamento arrivavano a trattare del futuro dell’Africa, dei problemi e delle potenzialità delle seconde generazioni di immigrati e, naturalmente, delle partite giocate. Sensibilità diverse, interessi diversi, stili diversi, ma un unico filo conduttore: il calcio, anzi, i Mondiali di calcio.

E se a me rimarrà il ricordo di questo blog non posso che ringraziare chi ha scelto di renderlo vivo assieme a me. Un grazie di cuore, perché questo Mondiale, vissuto così, è stato più bello (nonostante la disastrosa spedizione azzurra). Ora tutto ciò che abbiamo scritto rimarrà qui, scolpito e custodito dal web, e io, ogni tanto, me lo farò un giro.

S.C.

La rivincita dei piccoletti

Iniesta e Xavi sono due piccoletti. Trecentoquaranta centimetri in due, dall’alto (si fa per dire) dei quali hanno guidato la Spagna alla vittoria del mondiale. Ad affiancarli, quasi a difenderli, ti aspetti ci sia un mastino, un Gattuso, un Sissoko, un van Bommel. E, invece, ti ritrovi Xabi Alonso, che quando, domenica, ha subito l’entrataccia assassina di De Jong è stato come uno sputo negli occhi del bel calcio. E l’innocente Alonso è stato elegante anche nel cadere a terra.

Due piccoletti più un signore in smoking, a chi potranno mai fare paura, nell’era del calcio tutto corsa e muscoli? A De Jong e van Bommel, per esempio, perché quei due piccoletti hanno le capacità per non farti vedere palla, tu corri, rispetti i movimenti di copertura, cerchi di aggredirli al momento del controllo della palla, ma quei dannati piccoletti stanno giocando a flipper, e alla fine la biglia non è il pallone, no, la biglia sei tu, che rimbalzi, e digrigni i denti, e vai in affanno, e più vai in affanno più digrigni i denti. Ma per i piccoletti e l’uomo in smoking è tutto facile, tutto naturale. Non sembrano divertirsi a farti impazzire, per loro è ordinaria amministrazione. Non li scopriamo ora, sia chiaro, a Barcellona hanno già fatto vedere cose straordinarie, ma in Sudafrica hanno avuto la loro rivincita, la rivincita dei piccoletti, che ora guardano tutti dal tetto del mondo.

p.s. anche io, sul campo, sono sempre stato un piccoletto. Capite, ora, la mia particolare simpatia per loro due?

S.C.

Non solo festa: in Spagna incidenti “separatisti” nella notte Mondiale

Post tratto interamente da Giornalettismo.

Dopo il successo delle furie rosse nella finale  nelle regioni di Catalogna e Paesi Baschi si sono registrati incidenti ed aggressioni di stampo presumibilmente indipendentista. La miccia è stata accesa?

Lunedì, il primo giorno da Campioni del Mondo. Stamattina milioni di spagnoli si sono svegliati con un sogno avverato, diventare Campioni di quel campionato del Mondo che mai aveva regalato soddisfazioni alla squadra iberica e al suo popolo. In tutta la penisola spagnola si sono registrate, com’era giusto e sacrosanto, manifestazioni di giubilo per la sperata ed attesa prima Coppa del Mondo spagnola, e una calda notte spagnola è diventata all’improvviso incandescente. Anche pericolosa, a dirla tutta, perchè se la quasi totalità del popolo spagnolo, al fischio conclusivo della finale, ha festeggiato, pianto, riso, brindato e poi è toranta a casa tranquillamente, in alcune parti della Spagna si sono verificati degli incidenti, alcuni anche gravi, se non per la presenza o meno di feriti o contusi, tanto per laprovocazione antiseparatista che era alla base degli incidenti stessi.

AGGRESSIONI NEI PAESI BASCHI – Se un po’ in tutta la Spagna la Polizia nella notte ha effettuato numerosi arresti per ubriachezza o danni alla cosa pubblica, e nella sola Madrid dalle 2 fino alle 4 di notte i Pronto Soccorso della città hanno prestato cure mediche a quasi 250 persone, due regioni in particolare sono salite alla ribalta della cronaca, tutt’altro che lusinghiera, per gli incidenti provocati a causa delle celebrazioni della vittoria mondiale. In Catalogna e nei Paesi Baschi si sono verificati incidenti legati, a quanto sembrerebbe, alle questioni separatiste. A Zarautz, provincia di Gipúzcoa, paesino di 20.000 abitanti situato sulla costa nord atlantica spagnola, alcune persone che celebravano la vittoria della Seleccion per strada, sono state aggredite da un gruppo di persone scese da un furgone. Ad avere la peggio sono stati i festeggianti, ed una persona, violentemente pestato nonostante fosse a terra, è stata ricoverata all’ospedale di San Sebastian, dove gli è stato riscontrato un trauma cranico. I presunti autori di questo folle gesto hanno tentato la fuga, per poi essere arrestati e condotti in carcere. Sempre nei Paesi Baschi, questa volta a Beasain, un gruppo di persone ha iniziato unasassaiola verso i tifosi spagnoli che stavano uscendo da un locale dove avevano appena finito di vedere la finale del Mondiale. Anche in questo caso gli autori sono stati tratti in arresto. Si sono registrati altri episodi del genere in tutta la regione basca, e dai commenti riportati, è facile intuire che ad effettuarli siano stati, probabilmente, dei simpatizzanti separatisti che evidentemente non gradivano il tifo per la Nazionale. Il bilancio definitivo di questa guerriglia è stato di 3 arresti una decina di feriti.

INCIDENTI IN CATALOGNA – Di stampo diametralmente opposto gli incidenti, molto più lievi, accaduti in Catalogna. Durante la notte dei festeggiamenti in Piazza di SpagnaBarcellona, più volte si sono levati cori contro la questione indipendentista catalana, dopo che, proprio ilsabato precedente la finale, un’imponente manifestazione dall’impronta separatista aveva visto il centro di Barcellona invaso pacificamente da più di un milione di persone che reclamavano l’autonomia. La stessa Piazza di Spagna è stata poi teatro di alcuni incidenti tra Polizia e tifosi, dopo che questi, come riporta anche il blog Racòcatalà, avevano dato fuoco a senyeres eesteladas, le due bandiere simbolo dell’indipendenza catalana. Come se non bastasse, gli stessi teppisti che con tutta probabilità avevano incendiato le bandiere, hanno poi dato fuoco a dei cipressi situate nelle vicinanze della piazza. Ma gli incidenti non si sono limitati alla capitale catalana; in tutta la regione, infatti, si sono registrati incidenti e i Vigili del Fuocohanno dovuto spegnere ben 86 incendi, appiccati ad auto cassonetti. Il bilancio finale è stato di21 arresti 74 feriti, di cui 10 tra le forze dell’ordine.

UNO SPIRAGLIO C’E’ – Insomma, a due giorni dalla manifestazione sull’indipendenza della Catalogna, e in concomitanza con la finale del Mondiale, la situazione appare tutt’altro che calma e tranquilla, ma, è il caso di dirlo, davvero incendiaria. Il prossimo 23 Luglio il presidente della Regione catalana, Monilla, incontrerà il Primo Ministro Zapatero per mediare riguardo la bocciatura da parte del Tribunale Costituzionale dello Statuto Catalano. Potrebbe essere il primo passo per un raffredamento degli animi, che, nei prossimi mesi, in vista anche delle elezioni, potrebbero decisamente surriscaldarsi.

Mondiela

Nelson Mandela si è presentato ieri allo stadio alla chiusura del Mondiale di calcio per salutare il pubblico ed ha effettuato un giro di campo, accolto da applausi e dal suono lacerante delle vuvuzelas. E’ stato forse il momento più emozionante dell’intera competizione: più dei gol, dei dribbling, delle prodezze dei fuoriclasse scesi in campo.
Il Mondiale alla fine l’ha vinto il Sudafrica, che ha dimostrato come anche nel continente africano sia possibile organizzare alla perfezione eventi di livello planetario.
Ed il Pallone d’oro (l’ambito premio al miglior calciatore dell’anno) dovrebbe andare proprio a Nelson Mandela, il grande leader africano che con la sua lotta all’apartheid ha permesso la realizzazione di un grande sogno per il suo popolo.

P.S. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti

L’errore degli errori

Il Mondiale l’ha vinto il Sudafrica, per l’organizzazione e la qualità dello spettacolo. A parte le maledettissime vuvuzela, che ci piacciono talmente poco che hanno ormai invaso gli autogrill. E non solo.

A perderlo ci abbiamo pensato noi meschini e gli argentini troppo favoriti per essere anche ‘veri’. L’Uruguay, la mia seconda squadra (il tifo è irrazionale), è stato protagonista di un brutto episodio (il fallo di mano contro il Ghana) ed è stato perciò perseguitato dalle Erinni, con l’Olanda e, poi, con la Germania, con le papere di Muslera e con la punizione del mitico Forlán che si stampa sulla traversa, nel recupero del recupero dei tempi supplementari. Una punizione terribile, any sense.

La finale, non solo per il pulpo, vedeva la Spagna decisamente favorita. Gli olandesi, che sono gente a posto, lo sapevano e avevano anche detto: noi li aspettiamo, quelli là, saremo mica matti. E partiamo in contropiede, eventualmente. Ci abbiamo Sneijder, noi. E Robben. Il primo aveva battuto il secondo in occasione della finale di Champions. Il secondo, tra l’altro, sembra il nonno del primo, ma hanno entrambi 26 anni. E sono talentuosi: Van Lippink li avrebbe tenuti a Rotterdam, per capirci.

Questa volta, insieme, formavano una coppia da manuale del calcio. E lo schema degli olandesi, insomma, ci poteva anche stare, perché gli spagnoli sono famosi per non segnare nemmeno sotto tortura. Nel frattempo, nelle retrovie, ci pensano i difensori e i mediani a picchiare come fabbri. E infatti, a un certo punto, nel secondo tempo, sul risultato di zero a zero, capita per due volte un pallone buono per Robben. Il primo, glielo consegna Sneijder, con un passaggio a tagliare tutto, ma proprio tutto, da centrocampo, come se fosse la cosa più naturale del mondo, disegnare linee e mettere la palla davanti alla porta, sui piedi del proprio compagno.

E Robben si trova così in quella precisa condizione in cui, una volta nella vita, sul campo della scuola o nel torneo di calcetto, ci siamo trovati tutti. Soli davanti al portiere, con una decina, forse anche di più, di metri di corsa. E lì bisogna avere il senso della misura, la freddezza, la costanza. E bisogna averne di più, perché non siamo mica all’oratorio, lì c’è il titolo mondiale a portata di mano.

Era lo schema olandese: li aspettiamo e li prendiamo in contropiede. Di palloni buoni non ne servono tanti, ne basta anche uno soltanto. Poi ci pensano quei duei là davanti, mentre dietro fioccano le ammonizioni. Gli sta bene a quei presuntuosi degli spagnoli, che si permettono anche di lasciar fare a uno come Sneijder.

E così Sneijder libera la corsa del compagno, Robben è veloce, il più veloce che abbiate mai visto, controlla in corsa, fa tutto bene, incontro a lui esce Casillas, ma alla disperata, perché Robben ha una dozzina di soluzioni diverse. Può saltare il portiere a destra o sinistra, perché il difensore che lo insegue è a un metro abbondante di distanza. Puoi fermarsi e fare il pallonetto. Il cucchiaio, perché no? Può cercare il palo più lontano, magari dando un giro al pallone volante che chissà perché deve rovinare ogni edizione dei Mondiali. Può (forse deve) alzare la palla, quel tanto che basta.

E, invece, Robben, che scarta tutto quello che trova da quando è nato, decide che è il caso di tirare: abbozza una finta a due metri dal portiere, lo spiazza, quasi si trattasse di un rigore, tira teso, rasoterra, e sembra tutto preciso. Previsto, calcolato, definitivo. Roba da prepararsi al catenaccio, e magari a un altro gol in contropiede, e poi alla coppa da alzare, tutti insieme, in una vittoria che ribalta i pronostici. E ribalta anche Paul, il polpo che porta anche sfiga (pare sia italiano, guarda caso).

Solo che non va a finire così, perché Casillas, cadendo dalla parte sbagliata, ha la prontezza di alzare la gamba e di intercettare il tiro dell’olandese. Lì si chiudono i Mondiali e poco importa che Robben abbia un’altra palla buona, qualche minuto dopo, in tutto simile alla prima e prima che la Spagna domini i supplementari. E segni, in fuorigioco, la Spagna, ma non importa. L’errore degli errori, quello dell’attaccante, quello da fuoriclasse, quello che decide, nel calcio, più di qualsiasi altra cosa. Più del rigore di Baggio, per dire. Più dell’incertezza del portiere. Più dello svarione difensivo. Il più limpido degli errori, di quelli che decidono di per sé. L’errore, quello vero. E il resto non conta più. Proprio più.

Il resto è Coppa Barcellona, servita nel finale come una crema catalana (non a caso, spunta nel giro di campo finale anche la senyera, la bandiera della ‘nazione’ contestata proprio in queste ore). Poi uno si chiede come mai. Ma la Spagna era il Barcelona, l’Italia era bianconera, tra Udinese e Juventus. La Spagna è prima, l’Italia Iaquinta. Alla fine, è giusto così.

P.C. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti

Cose che resteranno

Una scena che vale una coppa:

P.R. – anche – su I mondiali come non li avete mai letti

Farsene una ragione

Come vendere un televisore: un racconto sui Mondiali 2010

La cosa bella dei Mondiali è che si vendono televisori. Se ne vendono a pacchi, di televisori quando ci sono i Mondiali e io di lavoro vendo i televisori dell’Euronics. Il mio lavoro lo faccio bene, io mi studio il volantino coi prezzi, le caratteristiche dei modelli, poi memorizzo tutto e quando vieni a chiedermi un televisore, io so venderti il televisore adatto a te. Roba che in pochi sanno fare, e io la faccio.

La mia ragazza si chiama Greta, ha 20 anni e fa l’Università per prendere la laurea. Io la Greta la amo perchè è una brava ragazza, abita vicino a casa mia e da piccolo quando la incontravo non la salutavo nemmeno che avevo paura, anche se avevo tre anni più di lei.

Quando ci sono i Mondiali per vendere i televisori appendiamo le bandierine dell’Italia per tutto l’Euronics, all’ingresso mettiamo uno zerbino di prato verde finto con le righe bianche finte del centrocampo così che un cliente quando entra capisce già che ci sono i Mondiali e gli viene la voglia di prendere il televisore. Io lo aiuto in questa scelta, e lo faccio bene.

La mia ragazza Greta dice che si è messa con me perchè sono un bravo ragazzo di tre anni più grande di lei. La amo. Io vorrei avere un contratto a sei mesi da Euronics per amarla meglio, per prenotare le vacanze ad agosto e non solo un week-end al mare che è comunque bello. Alla Greta piace il mare.

Appena arrivano i nuovi depliant io me li studio tutti. I miei colleghi non lo fanno ma io ci tengo a fare il mio lavoro con precisione, anche se ho un contratto a tre mesi per volta, anche se la nuova polo dei Mondiali che ci hanno dato ha una taglia in meno. Mi hanno detto che sono io che ho una taglia in più, che sono ingrassato ultimamente, che forse ai clienti non piaccio perchè sono grasso ma io lo so che sono meglio degli altri, io i depliant me li studio e so tutte le caratteristiche dei televisori.

La Greta mi dice sempre che sono bello ma io non ci credo. Le dico di sì per non farla arrabbiare perchè poi mi dispiace. Capisco quello che è bello e quello che non lo è, come un televisore, non ci vuole poi tanto. L’importante è saperlo di esserlo, ecco tutto. E sapere poi che anche se un televisore è brutto c’è sempre un cliente per cui è adatto, e questa cosa la puoi sapere solo se leggi con attenzione i depliant dell’Euronics, non tutti lo fanno e non tutti lo capiscono.

Quando l’Italia ha perso i Mondiali è iniziata la crisi. Noi speravamo tutti che l’Italia vincesse i Mondiali perchè così finalmente gli italiani erano contenti e compravano tante cose come le magliette dell’Italia, le vuvuzela dell’Italia, la Gazzetta che parla dell’Italia, i dvd delle partite dell’Italia e i televisori per guardarli. Ma l’Italia ha perso i Mondiali quindi tutto questo non succede ed è brutto dover aspettare ancora quattro anni per immaginare di stare un poco meglio sognando che l’Italia vinca i Mondiali. Le Olimpiadi non valgono niente, da questo punto di vista.

Non tutti capiscono che a volte si può star male. Star male a volte, può far bene, se la persona o la cosa per cui si sta male, capisce questa cosa del fatto che stai male. Se però non se ne accorge nessuno che stai male e nessuno capisce quello che sei diventato col dolore, è un pò come star male per niente, e quindi star male ancora di più, sentire più dolore. Allora mi metto a leggere il depliant pubblicitario dell’Euronics, studio tutti i modelli dei televisori, li memorizzo e appena arriva un cliente gli mostro quanto è bello fare il mio lavoro.

M.C. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti

Finalista che vai, regina che trovi

Ce la vedete la regina Elisabetta d’Inghilterra che si fa un tour dopo partita negli spogliatoi dei “bianchi maestri”? Direi di no.  Con la Spagna, e la regina Sofia, capita anche questo invece.

La presenza dei reali di Spagna sugli spalti dello stadio quando gioca la Roja non è una novità. C’erano due anni fa quando gli iberici trionfarono agli Europei. E c’erano, purtroppo per loro, anche qualche settimana fa quando la Spagna esordì in Sudafrica, con il passo falso contro la Svizzera.  Indiscrezioni giornalistiche danno presente la regina anche domenica, in rappresentanza di tutto il paese, laddove  Zapatero e i vertici del governo dovrebbero rimanere a casa.

Alla loro di regina (Beatrice) si rivolgono, invece, il cantante olandese Guus Meeuwis e il suo compatriota comico Youp van’t Hek in questa singolare canzone tv di grande successo al momento nei Paesi Bassi.  Suggeriscono alla sovrana di trovarre uno spazio in agenda per domenica, perché forse dovrà celebrare insieme ai suoi sudditi il trionfo mondiale dei Tulipani.

M.D.

Pepe pereppe pè

Sia che vi siate fatti due risate, sia che abbiate inveito contro i tedeschi, guardando Nur Italien Nicht, ora potete godervi (anche) questo: