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Mondiela

Nelson Mandela si è presentato ieri allo stadio alla chiusura del Mondiale di calcio per salutare il pubblico ed ha effettuato un giro di campo, accolto da applausi e dal suono lacerante delle vuvuzelas. E’ stato forse il momento più emozionante dell’intera competizione: più dei gol, dei dribbling, delle prodezze dei fuoriclasse scesi in campo.
Il Mondiale alla fine l’ha vinto il Sudafrica, che ha dimostrato come anche nel continente africano sia possibile organizzare alla perfezione eventi di livello planetario.
Ed il Pallone d’oro (l’ambito premio al miglior calciatore dell’anno) dovrebbe andare proprio a Nelson Mandela, il grande leader africano che con la sua lotta all’apartheid ha permesso la realizzazione di un grande sogno per il suo popolo.

P.S. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti

Extracomunitari dimezzati: protesta la Lega

Avete letto bene: però è la Lega Calcio.

P.S. – anche – su I mondiali come non li avete mai letti

MessiKO

Il gioco corale del giovane Messico contro le indivualità della stellare Argentina. Vincono i gauchos, sfruttando le loro giocate e gli errori altrui (avversari e terna arbitrale: gli italiani Rosetti e Ayroldi, quindi un’altra brutta figura per la nostra federazione). Messi non segna ancora. In compenso assistiamo ad un supergoal da parte di Tevez, il giocatore che per temperamento si può considerare l’erede di Diego Maradona. Il 3 a 1 finale è comunque troppo pesante per quanto visto (e non visto da Rosetti) sul campo.

P.S.

Dov’è la vittoria

La Nazionale di calcio torna a casa eliminata al primo turno. 2 pareggi, 1 sconfitta, nessuna vittoria. Diciamo la verità: la cosa non ci ha sorpreso più di tanto. Pochi erano convinti di fare molta strada con questa squadra. L’unico a crederci era Lippi, che a un certo punto, dopo le prime deludenti partite, si è messo a parlare come Berlusconi: “Non c’è nessuna crisi, bisogna avere fiducia“. Speriamo che il Paese non faccia la fine degli azzurri (intesi come i giocatori, non il Pdl).
Inutile comunque stare a fare processi e rinfacciare mancate convocazioni: il panorama del calcio italiano non offre infatti molto di meglio. Ed ora toccherà al nuovo CT Cesare Prandelli rifondare la nostra squadra. Impegno arduo, visto quello che passa attualmente il convento. C’è chi parla di valorizzare di più i vivai nostrani, e chi addirittura, come il presidente FIGC Abete, invoca di puntare sugli immigrati.
Già, così come sostengono il Paese contribuendo ai fondi INPS, incrementando la crescita demografica, e svolgendo lavori utili, gli extracomunitari potrebbero dare una bella mano, anzi piede, per alzare il livello del nostro calcio.
Come dice anche Mario Sconcerti nelle ultime righe del suo commento sul “Corriere“: “O apriremo le porte a un’idea di Paese diverso, o saremo sempre più in difficoltà“.

P.S.: intanto c’è chi dice anche che Lippi potrebbe farsi nominare ministro. Così, per evitare processi.

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A casa, porca vacchia!

Senza gioco, senza idee, senza corsa. E soprattutto, senza convinzione e personalità. Morale: si torna a casa, nonostante fossimo capitati in un girone per niente ostico. Un passo indietro rispetto a 2 anni fa con Donadoni, quando agli Europei riuscimmo a superare almeno il primo turno, in un girone poi ben più duro di questo. Eppure in questo ultimo match le nostre occasioni le abbiamo avute (con l’ultima di Pepe sprecata clamorosamente), frutto però più della disperazione e, diciamolo, anche dei limiti di chi ci stava di fronte: la Slovacchia, non Argentina o Brasile, porca vacchia! Lippi, vittorioso condottiero del 2006,  saluta mestamente l’azzurro. Ne eredita la guida Cesare Prandelli: sinceramente, pochi in questo momento lo invidieranno, perché l’impressione è che questa Nazionale ci metterà un bel po’ prima di risollevarsi e tornare ai livelli che le competono. Lasciamo stare i rimpianti per Cassano e Balotelli: il barese 2 anni fa agli Europei non aveva certo fatto sfracelli, e l’interista deve ancora dare prova di maturità come uomo, perché il talento non basta. E poi i problemi che assillano la nostra squadra sembrano talmente complessi che forse nemmeno un Maradona od un Pelé basterebbero a risolverli: ci sono evidenti limiti di gioco e impostazione. Soprattutto, tra i giovani, non si vedono all’orizzonte ricambi adeguati ai titolari di oggi. E il fatto che a vincere la Champions sia stata sì una squadra italiana, ma composta tutta da stranieri, dovrebbe fare riflettere. Prandelli dovrà avere molta pazienza. E anche noi con lui.

P.S.

Portogoal!

Piove sulla Corea del Nord: una grandinata di reti da un Portogallo strepitoso. Ma tutto avviene nella ripresa. Nel primo tempo infatti i volonterosi coreani confermano quanto di buono fatto vedere contro il Brasile: squadra corta, marcature asfissianti con raddoppi, velocità nelle ripartenze. E la frazione di gioco si conclude solo sull’1 a 0 per i lusitani, con un Cristiano Ronaldo limitato dalle attenzioni dei difensori avversari.
Poi nel secondo tempo il Portogallo dilaga: va a segno anche Ronaldo e ne fa 2 l’ex-juventino Tiago, autore tra l’altro di una buona prova. Con questa vittoria il Portogallo ha un piede negli ottavi: basterà un pareggio con il già qualificato Brasile. E un’altra squadra africana (la Costa d’Avorio) sta per dare l’addio al mondiale.

P.S.

Sorprese in serbo?

Che dire dopo il ko di oggi della Germania che all’esordio aveva incantato? Ci troviamo di fronte ad un mondiale sempre più incerto. A parte l’Argentina che fino ad ora ha convinto, le altre “grandi” hanno stentato. La Francia è quasi fuori, la Spagna si è fatta sorprendere, il Brasile che fatica con la Corea (del Nord)… Questa competizione mi ricorda sempre di più l’europeo in Portogallo del 2004, quando inaspettatamente vinse la Grecia. Una squadra che non godeva affatto dei favori dei pronostici, non aveva fuoriclasse, ma un collettivo solido, una tattica esasperata, una condizione atletica ottimale al momento giusto. E la butto qui: la bandiera dell’Uruguay ha gli stessi colori della Grecia…

P.S.

Amargol…

Esattamente 40 anni fa… Ricordi di bambino ancora vivi: brrrrividi

P.S.

Danimarca-Olanda: lo spettacolo è stato in curva. Con le curve.

Ad animare la partita Danimarca-Olanda ci hanno pensato 36 tifose olandesi, tutte rigorosamente in mini-abiti sexy “orange”.
La gioia dei tifosi però è durata poco: le ragazze sono state subito “espulse” ed accompagnate fuori dallo stadio dagli zelanti steward.
L’accusa non era per aver infranto regole legate al pudore, ma quelle ferree dello sponsoring: le 36 bellezze infatti erano state inviate allo stadio dal produttore di birra olandese “Bavaria” per una sorta di pubblicità occulta, violando così le norme relative alla pubblicità della manifestazione (lo sponsor ufficiale è infatti la “Budweiser”).
Pare che le ragazze “Bavaria” siano state addirittura trattenute per ore dalla polizia. Ma la Fifa ha negato che ci siano stati fermi: che i poliziotti siano rimasti incantati da tanta beltà?

P.S.

Il tormentone dei Mondiali: la vuvuzela

Non sono certo i fuoriclasse del calcio per adesso i protagonisti del Mondiale, ma semmai le trombette di plastica, simbolo del tifo da stadio sudafricano, a fare notizia. E soprattutto, suscitare vivaci contestazioni.
Il loro ronzio sta funestando infatti le partite della manifestazione, scatenando la rabbia di allenatori, giocatori, spettatori e telespettatori: le proteste di questi ultimi nel Regno Unito stanno mettendo in seria difficoltà la BBC.
Di questo infernale strumento si sono lamentati perfino i giocatori del Giappone, che negli stadi del Sol Levante sono sottoposti al suono incessante delle trombette dei loro tifosi  (come abbiamo potuto constatare dalle finali di Coppa Intercontinentale disputate a Tokio e dai Mondiali del 2002) e quindi dovrebbero avere un padiglione auricolare ben collaudato.
Il presidente Fifa Blatter non prende nemmeno in considerazione l’idea di farle vietare, in rispetto di quelle che sono le tradizioni del paese ospite.
Intanto c’è chi si è dato da fare con la tecnologia per combattere il fastidioso suono sui canali televisivi.
Il Prof. Lindoro Massimo Del Duca ha studiato un sistema che agisce sul segnale diramato dallo stadio e che le emittenti mixano con la voce dello speaker, eliminando così l’ossessivo sottofondo.
Un appassionato tedesco di musica e informatica invece ha messo a punto un software (scaricabile dal suo sito al costo di 2.45 $) che, collegando l’audio della tv con il computer, intercetta e cancella le frequenze del suono delle trombette.
Ma c’è anche chi lavora pro-vuvuzela: un’azienda olandese ha creato un’App per l’iPhone, che riproduce il suono della trombetta sudafricana.
E intanto arriva un’allarmante notizia: una radio di Johannesburg annuncia che “almeno un milione di “vuvuzelas’ sono state vendute, anche via internet, nel Regno Unito, in vista della prossima stagione”.
Come un virus impazzito, le vuvuzelas si diffonderanno anche in Europa?
Noi intanto potremmo fare un sondaggio su questo blog: chi è pro e chi è contro le vuvuzelas.

P.S.