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La rivincita dei piccoletti

Iniesta e Xavi sono due piccoletti. Trecentoquaranta centimetri in due, dall’alto (si fa per dire) dei quali hanno guidato la Spagna alla vittoria del mondiale. Ad affiancarli, quasi a difenderli, ti aspetti ci sia un mastino, un Gattuso, un Sissoko, un van Bommel. E, invece, ti ritrovi Xabi Alonso, che quando, domenica, ha subito l’entrataccia assassina di De Jong è stato come uno sputo negli occhi del bel calcio. E l’innocente Alonso è stato elegante anche nel cadere a terra.

Due piccoletti più un signore in smoking, a chi potranno mai fare paura, nell’era del calcio tutto corsa e muscoli? A De Jong e van Bommel, per esempio, perché quei due piccoletti hanno le capacità per non farti vedere palla, tu corri, rispetti i movimenti di copertura, cerchi di aggredirli al momento del controllo della palla, ma quei dannati piccoletti stanno giocando a flipper, e alla fine la biglia non è il pallone, no, la biglia sei tu, che rimbalzi, e digrigni i denti, e vai in affanno, e più vai in affanno più digrigni i denti. Ma per i piccoletti e l’uomo in smoking è tutto facile, tutto naturale. Non sembrano divertirsi a farti impazzire, per loro è ordinaria amministrazione. Non li scopriamo ora, sia chiaro, a Barcellona hanno già fatto vedere cose straordinarie, ma in Sudafrica hanno avuto la loro rivincita, la rivincita dei piccoletti, che ora guardano tutti dal tetto del mondo.

p.s. anche io, sul campo, sono sempre stato un piccoletto. Capite, ora, la mia particolare simpatia per loro due?

S.C.

La Spagna, finalmente

Doveva arrivare, ed è arrivato. Il giorno della Spagna. Sulla carta, la nazionale iberica sembra la favorita, nonostante le sue esperienze al mondiale non siano mai state brillanti: su 12 partecipazioni ha raggiunto solo una volta la semifinale e mai la finale. Ma, si sa, c’è una prima volta per tutto.

E la prima volta potrebbe essere proprio questa, perché la rosa della Spagna è formata da giocatori straordinari, uno più forte dell’altro. L’eccellenza in qualsiasi reparto.

In porta l’inamovibile Iker Casillas, ritenuto uno dei migliori portieri del mondo, insieme a Buffon, Julio Cesar e Cech. Davanti a lui una classica difesa a quattro: centrali Puyol e Piqué – la coppia centrale del Barcellona –, sugli esterni Sergio Ramos e Capdevilla, tanto bravi a difendere quanto a spingere.

Davanti alla difesa, Busquets dovrebbe avere il posto assicurato, come uomo d’equilibrio. Da qui in poi cominciano i – piacevoli – problemi per Del Bosque. Prima di tutto: una o due punte? Perché è da questo dilemma che dipende la disposizione a centrocampo. La Spagna gioca meglio con una sola punta, supportata da quattro giocatori di qualità ma come scegliere tra Fernando Torres e David Villa? (Oggi Torres dovrebbe partire in panchina, ancora convalescente). Candidati per un posto a centrocampo ci sono Iniesta, Xavi, Xabi Alonso e Silva. Ma non dimentichiamo Fabregas, anche se il giocatore dell’Arsenal sembra leggermente sfavorito per una maglia da titolare a causa di alcuni problemi fisici. Tutti ottimi palleggiatori, ed è infatti su questo che si basa il gioco della Spagna: fitta rete di passaggi, in attesa del varco giusto.

Si tratta di una squadra formata da giocatori con doti tecniche eccezionali, nella quale le riserve possono subentrare senza creare scompensi. Gestendoli correttamente, le speranze per arrivare in fondo sono tante. Ma – per tornare all’inizio di questo post – non è la prima volta che la Spagna rientra tra le favorite, con i risultati che abbiamo detto: i problemi, alle volte, non sono nei piedi.

S.C.