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Come è cambiata la geopolitica del calcio

Sudafrica 2010 passerà alla storia. Questi mondiali di calcio ci raccontano com’è cambiato il mondo in venti anni. In primo luogo, perché gli ottavi di finale sono “rilevanti”? Perché i gironi eliminatori sono composti tenendo conto anche di criteri geografici, con l’obiettivo di rendere i gironi stessi il più eterogenei possibile. Quindi, se agli ottavi ci sono più squadre provenienti da una determinata area geografica, queste hanno sconfitto squadre provenienti da altre aree, ovvio.

Cominciamo la nostra analisi dal 1990, un po’ per farla coincidere con la fine della Guerra fredda – e renderla un po’ più affascinante – e un po’ perché prima esistevano formule diverse, e non c’erano gli ottavi.

Il calcio è sempre stato roba da europei e sudamericani, si dice. In parte è vero, ma nel periodo considerato è stato soprattutto roba da europei. L’Europa era la potenza egemone sul sistema. Da egemoni si ha più peso nello stabilire le regole del gioco, e infatti in Sudafrica ci sono andate 13 europee, 8 americane, 6 africane 3 asiatiche e 2 australiane. Con questi dati è quasi scontato che agli ottavi le europee siano in maggioranza, e così è stato fino ad oggi.

Sudafrica 2010 cambia tutto: mai, prima d’ora, agli ottavi di finale le squadre europee si sono trovate in minoranza, assoluta e relativa. Nel 2002 si era toccato il minimo: solo la metà (50%) delle squadre approdate agli ottavi erano europee. Oggi lo sono solamente il 37,5%. Siamo – da europei – stati scalzati dalle Americhe, che con 7 rappresentative contribuiscono per il 43,75%. In crescita le asiatiche, stabili, da venti anni a questa parte, le africane, con una sola squadra agli ottavi. E’ sufficiente rilevare che si sono qualificate 6/13 europee, 7/8 americane, 2/3 asiatiche, 1/6 africane e 0/6 australiane.

Ma vogliamo andare oltre, vogliamo affrontare la geopolitica del mondiale. Che fine ha fatto, dal 1990 ad oggi, il “blocco sovietico”? E il Medio Oriente, come se l’è cavata? Scopriamo che i paesi occidentali (quelli della Nato: Unione Europea più nord America, per semplificare) sono – a causa della perdita di forza europea – in costante calo. Se prima d’ora oscillavano tra il 43,75% e il 56,25%, guadagnandosi la maggioranza dei posti, in Sudafrica sono il 37,5%, affiancati dall’America Latina. Africa costante dal 1994, Asia orientale che solidifica il trend positivo cominciato nel 2002, Medio Oriente meteora.

Il mutamento delle forze in campo e, soprattutto, il sorpasso americano ai danni degli europei pongono dei problemi: la leadership mondiale del calcio è ancora europea? E se non lo fosse, sarebbe necessario riscrivere delle regole? Chi le riscriverà? Argentina, Brasile, Cile e Uruguay sono pronte ad assumere il ruolo di egemoni?

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