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Sole sui tetti dei palazzi in costruzione

Faceva strano, molto strano. Io ripensavo a Roberto Baggio, alla Nigeria, alla Spagna, alla Bulgaria. E poi, dai, anche un po’ a Christian Vieri e alla Norvegia, quattro anni dopo.

La palla è per Baggio, e gol di Roberto Baggio […] Roberto Baggio, sembrava tutto finito!

Vieri, Vieri, tiro, sì, grande! Grande Grandissimo! Grandissimo, Vieri!

Io ripensavo a questo, mentre ascoltavo i bambini che giocavano ai mondiali, ieri. Con Iaquinta e Di Natale, certo non doveva essere la stessa cosa.

Anche perché, a voler essere puntuali, quali gol degli azzurri ti racconto all’oratorio, quest’anno?

S.C. – anche – su I mondiali come non li avete mai letti

Ringhiare non è roba per tutti

Con ogni probabilità oggi vedremo gli azzurri schierati con un 4-3-3. I dubbi da sciogliere sono in attacco: possibile l’impiego di Di Natale, Iaquinta e Pepe. I tre si conoscono bene. Hanno militato assieme nell’Udinese, stagione 2005/06, e non fu propriamente un successo, soprattutto a causa della difficoltà di conciliare impegni di Coppa e di Campionato: Udinese tredicesima (in seguito a Calciopoli, undicesima), 9 reti sia per Iaquinta che per Di Natale. Quella stagione, però, è stata quella della svolta per entrambi gli attaccanti: il primo partecipò alla spedizione azzurra a Berlino, il secondo, proprio a seguito dei mondiali, cominciò a frequentare stabilmente Coverciano.

Oggi rientrerà tra gli undici titolari Rino Gattuso. Una stagione in sordina (in panchina?) per lui, e diversi acciacchi. Il suo ingresso ci insegna che Lippi non crede alla storia dei limiti tecnici della Nazionale, o magari ci crede, ma non sembra convinto che sia con l’innesto di giocatori tecnicamente più validi che si risolva il problema. Il problema si risolve con uno psicologo, con uno che entra in campo battendo il pugno contro il palmo dell’altra mano, urlando a bocca aperta espressione incomprensibili. Incitamento puro, adrenalina pura.

Stiamo ancora aspettando che si gonfi la giugulare di Daniele De Rossi, come succede all’Olimpico, e perciò è la volta di Rino Gattuso.

Che mondiale è senza staffetta?

Il terzo – e ultimo – tormentone premondiale, tutto degli italiani, un popolo di allenatori, è il dualismo tra numeri dieci. La staffetta, inaugurata da Mazzola e Rivera nel 1974 è stata riportata di moda da Alessandro Del Piero, in Francia, nel 1998.

In Francia Del Piero arriva acciaccato e durante la partita d’esordio tocca a Roberto Baggio trascinare l’Italia contro il Cile, prima servendo a Vieri uno splendido assist per il vantaggio azzurro e, all’84°, realizzando il rigore che fisserà il risultato sul 2 a 2. Contro il Camerun è ancora il Divin Codino a confezionare l’assist per il primo gol italiano. La terza partita del girone vede invece l’esordio dal primo minuto di Pinturicchio, che su punizione imbecca Vieri. Nel finale l’inevitabile staffetta: entra Baggio, e segna. Saltiamo ai quarti di finale, quando sarà ancora staffetta. Del Piero viene sostituito al 67°, e Baggio sfiorerà il golden gol, nei supplementari con una volée. Francia ’98, per noi, si stampa qui, sulla traversa.

Nel 2002 è ancora tormentone. Totti o Del Piero, Del Piero o Totti? Entrambi saranno protagonisti: Alex, appena subentrato a Totti, metterà a segno una rete decisiva – al momento: si rivelerà non esserlo, per una strana combinazione astrale – contro il Messico, nell’ultima partita del girone. Il Pupone passerà poi alla storia per merito di Byron Moreno che, nell’arena asiatica preparata dai tifosi sudcoreani, espellerà il giocatore per doppia ammonizione al 104°. Il nostro mondiale si chiude con la beffa del perugino Ahn.

Destinato a chiudersi con gli azzurri sul gradino più alto, il Mondiale 2006 ci regala ancora il dualismo Totti – Del Piero. Vi ricordate chi trasformò il rigore procurato da Grosso contro l’Australia, ed esultò con il ditone in bocca? Esatto. E non ci vuole molta immaginazione se vi chiedo: al posto di chi è subentrato? Esatto.

Ricostruendo questo percorso è evidente che raramente due trequartisti – chiamiamoli così – sono stati in campo contemporaneamente. In Germania, però, quando è successo ci hanno regalato qualcosa di indementicabile: palla che si impenna fuori dall’area italiana, Cannavaro non ci pensa due volte e – da leader – si fionda a recuperare il pallone. Palla a Totti, che la gioca in profondità su Gilardino. Gilardino può andare sul fondo, ma temporeggia, punta Metzelder e gioca, senza guardare, il pallone sulla sinistra, dove accorre Del Piero, che con un tiro a giro insacca il più classico dei gol alla Del Piero.

Siamo arrivati al 2010. E quest’anno è stato smentito il tormentone della staffetta tra numeri 10. Abbiamo un po’ meno fantasia in rosa ma, anche in questo caso, attendiamo smentite.

S.C.

L’Italia alla vigilia: Petras, Di Natale e Pruzzo

Siamo i campioni del mondo, almeno per altri 32 giorni. Fino all’11 Luglio.

L’ultima volta che è successo era il 1986 e uscimmo mestamente agli ottavi contro una signora Francia guidata da Le Roi Michel che aveva vinto gli Europei 2 anni prima. Quest’anno la Spagna, vincitrice della recente competizione continentale, la potremmo trovare solo ai quarti ma poco cambierebbe. La nostra nazionale parte sulla carta sfavorita rispetto alle furie rosse, o all’eventuale Brasile, ma anche rispetto agli orange che ci potremmo trovare di fronte se non vinciamo il nostro incosistente girone.

Lippi è bravo, merita almeno fiducia visto che ha vinto 4 anni fa, ma diciamocela tutta, in Germania non abbiamo trovato squadre più forti di noi sulla nostra strada.

Il girone era ridicolo come quello di quest’anno: una Rep. Ceca in decadenza, Stati Uniti non ancora formati e la solita africana che fa poco o nulla. Certo era difficile se pensiamo che questa volta troviamo Slovacchia, Nuova Zelanda e Paraguay.  A proposito degli slovacchi: ho scoperto ieri che giocherà niente meno che Martin Petras, terzino del Cesena. Il buon Maurizio mi interromperebbe dicendo: “Avessi detto Beckembauer!”.

Poi abbiamo trovato l’Australia, l’Ucraina, una delle Germanie più scarse degli ultimi 30 anni e la Francia. Forte ma ricordo che a inizio mondiale dicevano tutti che era vecchia e finita.

Tornando a Maurizio e Beckembauer, il problema è che noi non abbiamo Maradona (il giocatore non l’allenatore che non credo sia riuscito a prendere il patentino da mister neanche passando per il Cepu) per saltare Petras, ma Antonio Di Natale, un giocatore che come risultato migliore in una competizione europea ha i quarti di finale della coppa Uefa con l’Udinese (eliminato dal Werder Brema di Diego che casualmente non è ai mondiali)!

Mi par di vedere Pruzzo: segnava in campionato ma non ha vinto il mondiale 1982!

Ma noi tifiamo Italia e guardiamo avanti.

In fondo potremmo anche vincerle tutte ai rigori se Bonucci e Chiellini facessero un muro davanti a Gigi.