Archivi del giorno: 21 giugno 2010

Qualcosa di importante da dire: un racconto sui Mondiali 1998

Quando vai alle medie la cosa fondamentale è avere qualcosa di importante da dire all’intervallo. L’ho imparato in poco tempo questo. Una cosa importante da dire ad esempio da martedì a venerdì è l’ultima puntata di Dragonball, oppure il lunedì è meglio parlare del sabato notte passato con Playboy Late Night. Per trovare sempre argomenti nuovi bisogna imparare a guardare le cose.

Le cose più importanti da guardare quando vai alle medie sono la televisione e le tette delle tue compagne che crescono sotto i maglioni. Ciò è importante per avere qualcosa da dire all’intervallo quando non c’è nessun professore a riempire il nostro tempo e non basta mangiare la Fiesta per avere la sensazione di aver fatto qualcosa.

Alle medie del mio paese la scuola finisce come un giorno normale. Non facciamo le feste come nei film, andiamo solo a scuola, facciamo lezione, all’intervallo parliamo dei peli sotto le ascelle delle ragazze e poi andiamo a casa pensando che siccome la scuola è finita, fino a settembre non ci saranno più intervalli per raccontarci le cose che guardiamo. In estate si sta zitti. Si fissano le cose, i particolari delle cose, i cambiamenti delle cose, mettendo tutto da parte per il prossimo, lontanissimo, intervallo.

Questa è l’estate dei Mondiali. Avrei voluto almeno un po’ di intervallo quest’estate, giusto perchè potevamo avere un argomento in più oltre a Dragonball e agli assorbenti delle ragazze. Avremmo potuto magari parlare un po’ di più, magari trascinare il discorso anche per tutto il corridoio fino alla classe, pensa che bello. Pensa che bello parlare insieme dell’Italia dei Mondiali, di Alessandro Del Piero, dei gol e delle parate, pensa che bello. È per questo che è importante guardare tutte le partite, perchè se riesco a ricordarmele, quelle partite saranno l’argomento preferito degli intervalli della scuola media, tutti mi dovranno ascoltare quando racconto le partite, magari smetteranno anche di mangiare la Fiesta.

Quando l’Italia ha perso, tutti hanno smesso di tifare l’Italia. Dei Mondiali non gliene fregava più niente a nessuno. Mio padre mi ha regalato allora il videogioco dei Mondiali e io a settembre ho vinto i Mondiali con la squadra dell’Italia, ma non era la stessa cosa. A nessuno gliene fregava se l’Italia del videogioco aveva vinto i Mondiali, perchè la coppa era finta, la partita era finta e i calciatori erano finti che sembravano dei manichini, e quando l’Italia del videogioco ha vinto i Mondiali solo io ero un po’ contento, nessuno del condominio ha urlato sul balcone, le macchine in strada non suonavano il clacson, anche mio padre ha continuato a guardare il telegiornale. A nessuno gliene frega niente se l’Italia ha vinto i Mondiali all’interno di un cd inserito nel mio computer, che si trova nella mia cameretta al terzo piano di un condominio di Solbiate Olona (VA).

Per questo quando ho raccontato all’intervallo che l’Italia aveva vinto i Mondiali di calcio 1998 sul mio computer e non in Francia, i miei compagni di classe hanno continuato a mangiare la Fiesta. Luca ha finito di masticare e ha detto che al posto di Dragonball da quest’anno su Italia 1 facevano i Simpson.

M.C. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti

Tutti tranne l’Italia

Pizza, pasta, mafia, Berlusconi. Cosa spinge un gruppetto di tedeschi a girare un video, augurandosi che il mondiale lo vinca chiunque tranne l’Italia, snocciolando una serie di luoghi comuni sul bel paese?

Bah, sarà mica colpa di questo?

Portogoal!

Piove sulla Corea del Nord: una grandinata di reti da un Portogallo strepitoso. Ma tutto avviene nella ripresa. Nel primo tempo infatti i volonterosi coreani confermano quanto di buono fatto vedere contro il Brasile: squadra corta, marcature asfissianti con raddoppi, velocità nelle ripartenze. E la frazione di gioco si conclude solo sull’1 a 0 per i lusitani, con un Cristiano Ronaldo limitato dalle attenzioni dei difensori avversari.
Poi nel secondo tempo il Portogallo dilaga: va a segno anche Ronaldo e ne fa 2 l’ex-juventino Tiago, autore tra l’altro di una buona prova. Con questa vittoria il Portogallo ha un piede negli ottavi: basterà un pareggio con il già qualificato Brasile. E un’altra squadra africana (la Costa d’Avorio) sta per dare l’addio al mondiale.

P.S.

Sessanta meno uno

Siamo un popolo di santi, poeti e commissari tecnici. Sessanta milioni (secondo le ultime stime Istat) di aventi diritto a decidere chi deve scendere in campo, chi meritava di essere convocato e chi no. 

In genere diamo il meglio di noi dopo sconfitte e pareggi inverecondi come quello di ieri. Eh si, perché prima della Nuova Zelanda, contro Lippi – tecnico antipatico ma pur sempre vincitore di un Mondiale – ci si limitava ai mugugni, da oggi è iniziato il tiro al piattello.

Si spara su Marcellone da ogni angolo, in rete e sui giornali, tutti a invocare – in maniera piuttosto scontata – il Cassano dimenticato e il Balotelli che avrebbe potuto essere. Nemmeno avessimo lasciato a casa, Gianni Rivera e Roberto Baggio.  Fermo restando che, in effetti, in queste due partite il nostro allenatore sembra averci capito poco, viene da chiedersi perché, come paese, siamo tanto bravi a salire sempre tutti sul carro dei vincitori, per i caroselli delle vittorie, e a scenderne quando è in agguato la figuraccia.

Troppo facile mi viene da dire. E, allora, per una volta, scusate ma mi tengo in disparte. Facciamo 60-1 e forza Italia, comunque.

M.D.

I don’t like mondays (tell me why?)

Sono reduce di un oscuramento internet durato tre giorni causa ridotta velocità di navigazione da chiavetta USB italica. Sono i prezzi da pagare per godersi l’estate nel bel paese. Oggi finalmente riesco a leggere i giornali inglesi e  interpreto quanto segue.

Anche l’Inghilterra prova l’ammutinamento ma non gli viene bene e Terry resta solo a litigare con Cap-hell-o. E poi a fare pace. D’altronde l’Inghilterra non è mai stata brava a scuola di rivoluzione. La Francia invece, prima della classe.

E’ ufficialmente iniziato il blame game. Tiro al bersaglio su Capello, la croce rossa su cui sparare (ché la croce di Sant’Andrea non si tocca): è maleducato, non saluta, urla, dà ordini, insomma fa l’allenatore. Capello di sua risponde sul Sun che i giocatori hanno problemi mentali e lui ha sprecato gli ultimi due anni della sua carriera. Quando si dice l’incoraggiamento, la fiducia, la solidarietà.

Ora, da italiana a Londra vi posso assicurare che anni di Dolce e Gabbana non hanno scalfito il preconcetto dell’italiano come uno che sbraccia e urla troppo, non mantiene la calma. L’evidenza nega i fatti (guardate la reazione “calda” di Rooney) ma i pregiudizi sono duri a morire. E hanno esiti deleteri in un paese dove alzare la voce in una riunione equivale a sputare in faccia al tuo interlocutore: it’s a no no! Capello che urla non lo vedo bene.

Infine, almeno per oggi, i giornali hanno scelto di puntare il dito verso i giocatori (dalla mente offuscata e i piedi pesanti) e non l’allenatore. Prova ne è che l’idolo della working class, Rooney, si scusa ma mi sembra che non sia più il preferito del quotidiano della working class, News of the World.

Io negli spogliatoi dei tre leoni mercoledì pomeriggio non ci vorrei stare.

E.B. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti.