Archivi del giorno: 16 giugno 2010

Cammina, Cammina, Eh, Eh…

Le Partite del Mondiale non Vi Soddisfano ???
Anzi, Odiate del tutto il Calcio ???
Le Vuvuzelas Suscitano in Voi Pensieri Violenti ???

Allora fate così: guardate questo video e, quando domani mattina, andando al lavoro, sarete nella vostra automobile incolonnati dietro al solito Cicciopuffo Ventiallora, ricordatevi dell’Inno del Mondiale, e canticchiate

“Cammina Cammina Porca Waka Eh Eh”

Garantito: Funziona!

AM

Edgware Road, W1, Londra, Algeria

Non fa poi così freddo per essere il 18 novembre. Ci sarà la corrente del golfo. Posso scendere due fermate di autobus prima e passare dal mio spacciatore preferito di falafel, quello che mi ha fatto mettere su quattro chili in tre mesi. Edgware road, W1, Londra, cluster arabo, cucina libanese, banche sharia, profumo di shisha, Al-Ahramal-Akhbar in tutte le edicole prima del Guardian e del Times.

Il casino lo sento ancora prima di avvicinarmi al Marylebone Flyover, un misto di rombo di auto, tante auto, clacson, gente che corre e grida. A Londra non è quasi mai un buon segno la combinazione ingorgo-gente-grida, soprattutto visto che qui a due passi c’è la stazione di polizia di Paddington Green, quella dove vengono portati tutti i sospetti di terrorismo,  quella con il segnale radio talmente potente che nel vicinato le antenne tv funzionano solo come poggioli per cornacchie e colombe.

Prima sento il rumore e poi lo vedo, l’ingorgo di auto, gli incroci bloccati, i semafori diventati inutili, le facce in strada, i sorrisi, i cori, i capelli neri, le bandiere, verde bianco e qualcosa di rosso che non capisco cos’è. Qualche faccia inglese incuriosita e condiscendente si sporge dalle porte aperte dei pub, pinte di birra e maniche corte. Molti poliziotti, etnie miste, senza nervosismo.

E’ una festa questo sì, ma cosa? Non si capisce. Cerco di ricordarmi se per caso è Eid, ma è troppo tardi, Ramadan è finito a settembre. Il secondo Eid? troppo presto. E allora? Sport, è una cosa di sport, sicuro. Che sport praticano gli arabi di Edgware road che hanno un bandiera bianca verde e con qualcosa di rosso? Mi viene in mente il Cricket. Un’idiozia di idea. Mi riprometto di controllare su wikipedia appena a casa se il 18 novembre si conclude qualche torneo di cricket, Ashes forse.
Quando arrivo dal libanese che mi ha messo all’ingrasso con i suoi falafel appena fritti, tahini e cetrioli sottaceto, lo trovo sulla porta che guarda fuori in strada e scuote la testa ridendo.

“Che cosa succede, che festa è?” chiedo.
In due si voltano e stringendosi nelle spalle “Hanno vinto i mondiali di calcio!”

Come? COSA? CHI? Quali mondiali? Questi sono pazzi. Esco con la mia cena in un sacchetto. Faccio qualche foto sbilenca con il cellulare. Non si sa mai.

E’ solo dopo, quando tornata a casa, di fronte alla pagina della BBC e con i falafel in bocca che capisco cosa è successo: l’Algeria ha battuto l’Egitto, nemico calcistico di sempre, qualificandosi per i Mondiali 2010 in Sudafrica. Questi mondiali. Non succedeva dal 1986 e nel 1982 aveva stupito il mondo battendo la Germania (allora solo quella occidentale) 2 a 1, per poi scomparire o quasi dalle competizioni internazionali.

Adesso c’è. A questi Mondiali non sta andando benissimo l’Algeria. Dopodomani gioca contro l’Inghilterra. Non faccio previsioni. Non le so fare.

Ma penso ai marciapiedi di Edgware road, ai suoi pub, isole di englishness in un mare arabo di kebab e shishe. E penso che il 18 novembre 2009 l’Algeria ha davvero vinto i mondiali. Le facce sorridenti che cantavano per strada erano pari pari quelle che ho visto cantare per le stesse strade il 9 luglio 2006. Giuro. Le stesse.

E.B. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti.

Cura de humildad

Qui sotto, il restyling:

Il tifo dei padani: né col “trota” né con l’Italia

Piove a Città del Capo e piove anche a Varese. Nella serata di esordio degli azzurri fa freddo e la città è deserta. Qualche bar ha tentato di attrarre i tifosi, ma con scarsi risultati. Manco a dirlo, in piazza del Garibaldino, le finestre della sede storica della Lega nord sono tutte sbarrate, ma da quel partito, al di là delle polemiche sull’inno di Mameli e il tricolore, non c’è un vero ostracismo verso la Nazionale.
“Certo che ho visto la partita”, afferma il sindaco Attilio Fontana, militante storico del Carroccio. “Da tifoso del Milan rimango però più legato alla mia squadra che all’Italia, a cui proprio non riesco ad appassionarmi. Comunque questa prima partita è stata l’occasione per ritrovarci tra amici”.
Una fede calcistica per i rossoneri e per la nazionale che è bipartisan e unisce altri politici illustri come il ministro dell’Interno Roberto Maroni e l’onorevole del Pd Daniele Marantelli. Anche loro, grandi appassionati di calcio, hanno visto giocare gli azzurri e hanno tifato Italia.
Entusiasta come sempre Marco Caccianiga, popolarissimo consigliere comunale della Lega nord ed ex assessore allo sport: “Per me i mondiali iniziano con l’esordio del grande Brasile ma, dopo questo mio vero grande amore, tifo Italia”.
Insomma, quell’affermazione di Renzo Bossi, la “trota” come lo ha definito suo padre Umberto, “io non tiferò per l’Italia, ma solo per la mia vera nazionale che è la Padania”, non sembra trovare tanto seguito tra i leader del Carroccio varesini.
In ogni caso di entusiasmo, politica o meno, per la prima partita della Nazionale se ne è visto proprio poco. Varese si è dimostrata fredda e non solo a causa di un’estate che sembra non voler arrivare. Una città che tifa con moderazione senza facili entusiasmi. Fa caroselli per le vittorie che contano, ma senza troppo esagerare. Figuriamoci allora per una prima partita dei mondiali in Sud Africa.
C’è poi da considerare che questa è una terra che vive a pane e basket. Da quello sport ha avuto grandi soddisfazioni grazie alle conquiste di tanti scudetti e trofei internazionali. Il 2010 però è stato un anno magico per la città. Domenica lo stadio di calcio è tornato a rivivere un momento di gloria. Era da quando Pietro Anastasi giocava a Masnago che non si vedeva così tanta gente. Il Varese, con un campionato straordinario è stato promosso in serie B ed è scoppiata la gioia dei tifosi.
Quell’energia si era sentita anche all’ippodromo, dove era stato installato al centro della pista l’unico vero maxi schermo della città.
Per Italia – Paraguay sempre lì sono arrivati solo uno sparuto drappello di tifosi. Un po’ infreddoliti, con poche bandiere hanno provato a tifare per Cannavaro e compagni, ma tra la partita scialba e le condizioni meteorologiche avverse, il clima era davvero dimesso.
“Ma tiralo via quello lì che non sta nemmeno in piedi” impreca un ragazzo nei confronti di Lippi. “Come si fa a lasciare a casa Totti per portare quel brocco?” Siamo davvero tutti commissari tecnici e il gol di De Rossi fa tirare un sospiro di sollievo che però dura poco. “Certo che se giochiamo come stasera dove vogliamo andare?”. Qualcuno la prende con ironia, “dai è andata bene. Abbiamo fermato il Paraguay”.
Di politica all’ippodromo non c’era segno. E se non fosse per quell’albergo di Salvatore Ligresti, costruito in fretta e furia, grazie alle deroghe che conferivano tutti i poteri alla protezione civile e al suo capo Bertolaso, in occasione dei mondiali di ciclismo del 2008, lo scenario sarebbe davvero incantevole. Incurante dello scempio edilizio fatto, saltando ogni ordinaria procedura amministrativa, il cielo si colora di tutte le tonalità di azzurro, di grigio e di nero con le nuvole minacciose che lambiscono le montagne verdissime della “città giardino”.
La gente scorre lentamente fuori e commenta la partita, ma qualcuno indica le luci dietro le piste dell’ippodromo: “Certo che quell’albergo è proprio brutto!”

M.G., direttamente da Varese – anche – per I mondiali come non li avete mai letti.

Danimarca-Olanda: lo spettacolo è stato in curva. Con le curve.

Ad animare la partita Danimarca-Olanda ci hanno pensato 36 tifose olandesi, tutte rigorosamente in mini-abiti sexy “orange”.
La gioia dei tifosi però è durata poco: le ragazze sono state subito “espulse” ed accompagnate fuori dallo stadio dagli zelanti steward.
L’accusa non era per aver infranto regole legate al pudore, ma quelle ferree dello sponsoring: le 36 bellezze infatti erano state inviate allo stadio dal produttore di birra olandese “Bavaria” per una sorta di pubblicità occulta, violando così le norme relative alla pubblicità della manifestazione (lo sponsor ufficiale è infatti la “Budweiser”).
Pare che le ragazze “Bavaria” siano state addirittura trattenute per ore dalla polizia. Ma la Fifa ha negato che ci siano stati fermi: che i poliziotti siano rimasti incantati da tanta beltà?

P.S.

Sempre i soliti

La Germania cambia, noi no.

It’s also a message for life in general that we can live together and achieve great things together.

P.C. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti

La Spagna, finalmente

Doveva arrivare, ed è arrivato. Il giorno della Spagna. Sulla carta, la nazionale iberica sembra la favorita, nonostante le sue esperienze al mondiale non siano mai state brillanti: su 12 partecipazioni ha raggiunto solo una volta la semifinale e mai la finale. Ma, si sa, c’è una prima volta per tutto.

E la prima volta potrebbe essere proprio questa, perché la rosa della Spagna è formata da giocatori straordinari, uno più forte dell’altro. L’eccellenza in qualsiasi reparto.

In porta l’inamovibile Iker Casillas, ritenuto uno dei migliori portieri del mondo, insieme a Buffon, Julio Cesar e Cech. Davanti a lui una classica difesa a quattro: centrali Puyol e Piqué – la coppia centrale del Barcellona –, sugli esterni Sergio Ramos e Capdevilla, tanto bravi a difendere quanto a spingere.

Davanti alla difesa, Busquets dovrebbe avere il posto assicurato, come uomo d’equilibrio. Da qui in poi cominciano i – piacevoli – problemi per Del Bosque. Prima di tutto: una o due punte? Perché è da questo dilemma che dipende la disposizione a centrocampo. La Spagna gioca meglio con una sola punta, supportata da quattro giocatori di qualità ma come scegliere tra Fernando Torres e David Villa? (Oggi Torres dovrebbe partire in panchina, ancora convalescente). Candidati per un posto a centrocampo ci sono Iniesta, Xavi, Xabi Alonso e Silva. Ma non dimentichiamo Fabregas, anche se il giocatore dell’Arsenal sembra leggermente sfavorito per una maglia da titolare a causa di alcuni problemi fisici. Tutti ottimi palleggiatori, ed è infatti su questo che si basa il gioco della Spagna: fitta rete di passaggi, in attesa del varco giusto.

Si tratta di una squadra formata da giocatori con doti tecniche eccezionali, nella quale le riserve possono subentrare senza creare scompensi. Gestendoli correttamente, le speranze per arrivare in fondo sono tante. Ma – per tornare all’inizio di questo post – non è la prima volta che la Spagna rientra tra le favorite, con i risultati che abbiamo detto: i problemi, alle volte, non sono nei piedi.

S.C.