Archivi del giorno: 12 luglio 2010

Non solo festa: in Spagna incidenti “separatisti” nella notte Mondiale

Post tratto interamente da Giornalettismo.

Dopo il successo delle furie rosse nella finale  nelle regioni di Catalogna e Paesi Baschi si sono registrati incidenti ed aggressioni di stampo presumibilmente indipendentista. La miccia è stata accesa?

Lunedì, il primo giorno da Campioni del Mondo. Stamattina milioni di spagnoli si sono svegliati con un sogno avverato, diventare Campioni di quel campionato del Mondo che mai aveva regalato soddisfazioni alla squadra iberica e al suo popolo. In tutta la penisola spagnola si sono registrate, com’era giusto e sacrosanto, manifestazioni di giubilo per la sperata ed attesa prima Coppa del Mondo spagnola, e una calda notte spagnola è diventata all’improvviso incandescente. Anche pericolosa, a dirla tutta, perchè se la quasi totalità del popolo spagnolo, al fischio conclusivo della finale, ha festeggiato, pianto, riso, brindato e poi è toranta a casa tranquillamente, in alcune parti della Spagna si sono verificati degli incidenti, alcuni anche gravi, se non per la presenza o meno di feriti o contusi, tanto per laprovocazione antiseparatista che era alla base degli incidenti stessi.

AGGRESSIONI NEI PAESI BASCHI – Se un po’ in tutta la Spagna la Polizia nella notte ha effettuato numerosi arresti per ubriachezza o danni alla cosa pubblica, e nella sola Madrid dalle 2 fino alle 4 di notte i Pronto Soccorso della città hanno prestato cure mediche a quasi 250 persone, due regioni in particolare sono salite alla ribalta della cronaca, tutt’altro che lusinghiera, per gli incidenti provocati a causa delle celebrazioni della vittoria mondiale. In Catalogna e nei Paesi Baschi si sono verificati incidenti legati, a quanto sembrerebbe, alle questioni separatiste. A Zarautz, provincia di Gipúzcoa, paesino di 20.000 abitanti situato sulla costa nord atlantica spagnola, alcune persone che celebravano la vittoria della Seleccion per strada, sono state aggredite da un gruppo di persone scese da un furgone. Ad avere la peggio sono stati i festeggianti, ed una persona, violentemente pestato nonostante fosse a terra, è stata ricoverata all’ospedale di San Sebastian, dove gli è stato riscontrato un trauma cranico. I presunti autori di questo folle gesto hanno tentato la fuga, per poi essere arrestati e condotti in carcere. Sempre nei Paesi Baschi, questa volta a Beasain, un gruppo di persone ha iniziato unasassaiola verso i tifosi spagnoli che stavano uscendo da un locale dove avevano appena finito di vedere la finale del Mondiale. Anche in questo caso gli autori sono stati tratti in arresto. Si sono registrati altri episodi del genere in tutta la regione basca, e dai commenti riportati, è facile intuire che ad effettuarli siano stati, probabilmente, dei simpatizzanti separatisti che evidentemente non gradivano il tifo per la Nazionale. Il bilancio definitivo di questa guerriglia è stato di 3 arresti una decina di feriti.

INCIDENTI IN CATALOGNA – Di stampo diametralmente opposto gli incidenti, molto più lievi, accaduti in Catalogna. Durante la notte dei festeggiamenti in Piazza di SpagnaBarcellona, più volte si sono levati cori contro la questione indipendentista catalana, dopo che, proprio ilsabato precedente la finale, un’imponente manifestazione dall’impronta separatista aveva visto il centro di Barcellona invaso pacificamente da più di un milione di persone che reclamavano l’autonomia. La stessa Piazza di Spagna è stata poi teatro di alcuni incidenti tra Polizia e tifosi, dopo che questi, come riporta anche il blog Racòcatalà, avevano dato fuoco a senyeres eesteladas, le due bandiere simbolo dell’indipendenza catalana. Come se non bastasse, gli stessi teppisti che con tutta probabilità avevano incendiato le bandiere, hanno poi dato fuoco a dei cipressi situate nelle vicinanze della piazza. Ma gli incidenti non si sono limitati alla capitale catalana; in tutta la regione, infatti, si sono registrati incidenti e i Vigili del Fuocohanno dovuto spegnere ben 86 incendi, appiccati ad auto cassonetti. Il bilancio finale è stato di21 arresti 74 feriti, di cui 10 tra le forze dell’ordine.

UNO SPIRAGLIO C’E’ – Insomma, a due giorni dalla manifestazione sull’indipendenza della Catalogna, e in concomitanza con la finale del Mondiale, la situazione appare tutt’altro che calma e tranquilla, ma, è il caso di dirlo, davvero incendiaria. Il prossimo 23 Luglio il presidente della Regione catalana, Monilla, incontrerà il Primo Ministro Zapatero per mediare riguardo la bocciatura da parte del Tribunale Costituzionale dello Statuto Catalano. Potrebbe essere il primo passo per un raffredamento degli animi, che, nei prossimi mesi, in vista anche delle elezioni, potrebbero decisamente surriscaldarsi.

Mondiela

Nelson Mandela si è presentato ieri allo stadio alla chiusura del Mondiale di calcio per salutare il pubblico ed ha effettuato un giro di campo, accolto da applausi e dal suono lacerante delle vuvuzelas. E’ stato forse il momento più emozionante dell’intera competizione: più dei gol, dei dribbling, delle prodezze dei fuoriclasse scesi in campo.
Il Mondiale alla fine l’ha vinto il Sudafrica, che ha dimostrato come anche nel continente africano sia possibile organizzare alla perfezione eventi di livello planetario.
Ed il Pallone d’oro (l’ambito premio al miglior calciatore dell’anno) dovrebbe andare proprio a Nelson Mandela, il grande leader africano che con la sua lotta all’apartheid ha permesso la realizzazione di un grande sogno per il suo popolo.

P.S. – anche – per I mondiali come non li avete mai letti

L’errore degli errori

Il Mondiale l’ha vinto il Sudafrica, per l’organizzazione e la qualità dello spettacolo. A parte le maledettissime vuvuzela, che ci piacciono talmente poco che hanno ormai invaso gli autogrill. E non solo.

A perderlo ci abbiamo pensato noi meschini e gli argentini troppo favoriti per essere anche ‘veri’. L’Uruguay, la mia seconda squadra (il tifo è irrazionale), è stato protagonista di un brutto episodio (il fallo di mano contro il Ghana) ed è stato perciò perseguitato dalle Erinni, con l’Olanda e, poi, con la Germania, con le papere di Muslera e con la punizione del mitico Forlán che si stampa sulla traversa, nel recupero del recupero dei tempi supplementari. Una punizione terribile, any sense.

La finale, non solo per il pulpo, vedeva la Spagna decisamente favorita. Gli olandesi, che sono gente a posto, lo sapevano e avevano anche detto: noi li aspettiamo, quelli là, saremo mica matti. E partiamo in contropiede, eventualmente. Ci abbiamo Sneijder, noi. E Robben. Il primo aveva battuto il secondo in occasione della finale di Champions. Il secondo, tra l’altro, sembra il nonno del primo, ma hanno entrambi 26 anni. E sono talentuosi: Van Lippink li avrebbe tenuti a Rotterdam, per capirci.

Questa volta, insieme, formavano una coppia da manuale del calcio. E lo schema degli olandesi, insomma, ci poteva anche stare, perché gli spagnoli sono famosi per non segnare nemmeno sotto tortura. Nel frattempo, nelle retrovie, ci pensano i difensori e i mediani a picchiare come fabbri. E infatti, a un certo punto, nel secondo tempo, sul risultato di zero a zero, capita per due volte un pallone buono per Robben. Il primo, glielo consegna Sneijder, con un passaggio a tagliare tutto, ma proprio tutto, da centrocampo, come se fosse la cosa più naturale del mondo, disegnare linee e mettere la palla davanti alla porta, sui piedi del proprio compagno.

E Robben si trova così in quella precisa condizione in cui, una volta nella vita, sul campo della scuola o nel torneo di calcetto, ci siamo trovati tutti. Soli davanti al portiere, con una decina, forse anche di più, di metri di corsa. E lì bisogna avere il senso della misura, la freddezza, la costanza. E bisogna averne di più, perché non siamo mica all’oratorio, lì c’è il titolo mondiale a portata di mano.

Era lo schema olandese: li aspettiamo e li prendiamo in contropiede. Di palloni buoni non ne servono tanti, ne basta anche uno soltanto. Poi ci pensano quei duei là davanti, mentre dietro fioccano le ammonizioni. Gli sta bene a quei presuntuosi degli spagnoli, che si permettono anche di lasciar fare a uno come Sneijder.

E così Sneijder libera la corsa del compagno, Robben è veloce, il più veloce che abbiate mai visto, controlla in corsa, fa tutto bene, incontro a lui esce Casillas, ma alla disperata, perché Robben ha una dozzina di soluzioni diverse. Può saltare il portiere a destra o sinistra, perché il difensore che lo insegue è a un metro abbondante di distanza. Puoi fermarsi e fare il pallonetto. Il cucchiaio, perché no? Può cercare il palo più lontano, magari dando un giro al pallone volante che chissà perché deve rovinare ogni edizione dei Mondiali. Può (forse deve) alzare la palla, quel tanto che basta.

E, invece, Robben, che scarta tutto quello che trova da quando è nato, decide che è il caso di tirare: abbozza una finta a due metri dal portiere, lo spiazza, quasi si trattasse di un rigore, tira teso, rasoterra, e sembra tutto preciso. Previsto, calcolato, definitivo. Roba da prepararsi al catenaccio, e magari a un altro gol in contropiede, e poi alla coppa da alzare, tutti insieme, in una vittoria che ribalta i pronostici. E ribalta anche Paul, il polpo che porta anche sfiga (pare sia italiano, guarda caso).

Solo che non va a finire così, perché Casillas, cadendo dalla parte sbagliata, ha la prontezza di alzare la gamba e di intercettare il tiro dell’olandese. Lì si chiudono i Mondiali e poco importa che Robben abbia un’altra palla buona, qualche minuto dopo, in tutto simile alla prima e prima che la Spagna domini i supplementari. E segni, in fuorigioco, la Spagna, ma non importa. L’errore degli errori, quello dell’attaccante, quello da fuoriclasse, quello che decide, nel calcio, più di qualsiasi altra cosa. Più del rigore di Baggio, per dire. Più dell’incertezza del portiere. Più dello svarione difensivo. Il più limpido degli errori, di quelli che decidono di per sé. L’errore, quello vero. E il resto non conta più. Proprio più.

Il resto è Coppa Barcellona, servita nel finale come una crema catalana (non a caso, spunta nel giro di campo finale anche la senyera, la bandiera della ‘nazione’ contestata proprio in queste ore). Poi uno si chiede come mai. Ma la Spagna era il Barcelona, l’Italia era bianconera, tra Udinese e Juventus. La Spagna è prima, l’Italia Iaquinta. Alla fine, è giusto così.

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Cose che resteranno

Una scena che vale una coppa:

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