Doveva arrivare la fine dei Mondiali e la fine di questo blog. Lo avevamo detto sin dall’inizio, ma l’eterno dilemma di quando finisce un amore si è rinnovato: taglio netto, sì, ma come?
Sono passate quarantotto ore dalla finale, e ho letto alcuni articoli di qualche giornalista (vero, mica come noi… si scherza, eh) che si chiede cosa ci è rimasto di questo Mondiale? Io la risposta ce l’ho prontissima, e quasi speravo che qualcuno mi facesse la domanda. A me è rimasto I mondiali come non li avete mai letti, un’esperienza che non dimenticherò, per quanto mi sono divertito, e per quanto mi è piaciuto vedere messi assiemi così tanti contributi (centoventidue post), che dalla leggerezza della descrizione di un tunnel durante un torello in allenamento arrivavano a trattare del futuro dell’Africa, dei problemi e delle potenzialità delle seconde generazioni di immigrati e, naturalmente, delle partite giocate. Sensibilità diverse, interessi diversi, stili diversi, ma un unico filo conduttore: il calcio, anzi, i Mondiali di calcio.
E se a me rimarrà il ricordo di questo blog non posso che ringraziare chi ha scelto di renderlo vivo assieme a me. Un grazie di cuore, perché questo Mondiale, vissuto così, è stato più bello (nonostante la disastrosa spedizione azzurra). Ora tutto ciò che abbiamo scritto rimarrà qui, scolpito e custodito dal web, e io, ogni tanto, me lo farò un giro.