Archivi del giorno: 13 luglio 2010

Mettere la parola fine

Doveva arrivare la fine dei Mondiali e la fine di questo blog. Lo avevamo detto sin dall’inizio, ma l’eterno dilemma di quando finisce un amore si è rinnovato: taglio netto, sì, ma come?

Sono passate quarantotto ore dalla finale, e ho letto alcuni articoli di qualche giornalista (vero, mica come noi… si scherza, eh) che si chiede cosa ci è rimasto di questo Mondiale? Io la risposta ce l’ho prontissima, e quasi speravo che qualcuno mi facesse la domanda. A me è rimasto I mondiali come non li avete mai letti, un’esperienza che non dimenticherò, per quanto mi sono divertito, e per quanto mi è piaciuto vedere messi assiemi così tanti contributi (centoventidue post), che dalla leggerezza della descrizione di un tunnel durante un torello in allenamento arrivavano a trattare del futuro dell’Africa, dei problemi e delle potenzialità delle seconde generazioni di immigrati e, naturalmente, delle partite giocate. Sensibilità diverse, interessi diversi, stili diversi, ma un unico filo conduttore: il calcio, anzi, i Mondiali di calcio.

E se a me rimarrà il ricordo di questo blog non posso che ringraziare chi ha scelto di renderlo vivo assieme a me. Un grazie di cuore, perché questo Mondiale, vissuto così, è stato più bello (nonostante la disastrosa spedizione azzurra). Ora tutto ciò che abbiamo scritto rimarrà qui, scolpito e custodito dal web, e io, ogni tanto, me lo farò un giro.

S.C.

La rivincita dei piccoletti

Iniesta e Xavi sono due piccoletti. Trecentoquaranta centimetri in due, dall’alto (si fa per dire) dei quali hanno guidato la Spagna alla vittoria del mondiale. Ad affiancarli, quasi a difenderli, ti aspetti ci sia un mastino, un Gattuso, un Sissoko, un van Bommel. E, invece, ti ritrovi Xabi Alonso, che quando, domenica, ha subito l’entrataccia assassina di De Jong è stato come uno sputo negli occhi del bel calcio. E l’innocente Alonso è stato elegante anche nel cadere a terra.

Due piccoletti più un signore in smoking, a chi potranno mai fare paura, nell’era del calcio tutto corsa e muscoli? A De Jong e van Bommel, per esempio, perché quei due piccoletti hanno le capacità per non farti vedere palla, tu corri, rispetti i movimenti di copertura, cerchi di aggredirli al momento del controllo della palla, ma quei dannati piccoletti stanno giocando a flipper, e alla fine la biglia non è il pallone, no, la biglia sei tu, che rimbalzi, e digrigni i denti, e vai in affanno, e più vai in affanno più digrigni i denti. Ma per i piccoletti e l’uomo in smoking è tutto facile, tutto naturale. Non sembrano divertirsi a farti impazzire, per loro è ordinaria amministrazione. Non li scopriamo ora, sia chiaro, a Barcellona hanno già fatto vedere cose straordinarie, ma in Sudafrica hanno avuto la loro rivincita, la rivincita dei piccoletti, che ora guardano tutti dal tetto del mondo.

p.s. anche io, sul campo, sono sempre stato un piccoletto. Capite, ora, la mia particolare simpatia per loro due?

S.C.